Sea Watch 3 – Grande Carola

La Sea Watch ha deciso di forzare il blocco ed è entrata in acque italiane. Ne ha dato notizia la stessa ong pochi minuti dopo le 14. «La situazione a bordo era disperata, siamo in stato di necessità, sappiamo cosa rischiamo» ha fatto sapere la capitana Carola Rackete. Subito dopo una motovedetta della Guardia di Finanza si è diretta verso la Sea watch per intimare l’alt. Ora l’organizzazione rischia il sequestro della nave e una forte multa (fino a 50.000 euro) in base al decreto sicurezza bis. «Nessuna istituzione europea – ha aggiunto Johannes Bayer, presidente di Sea Watch – vuole prendersi la responsabilità e sostenere la dignità al confine dell’Europa nel Mediterraneo. Questo è il motivo per il quale ci siamo assunti la responsabilità per conto nostro. Entriamo nelle acque italiane dato che non è rimasta più nessuna altra opzione per assicurare la sicurezza dei nostri ospiti, i cui diritti fondamentali sono stati violati per un tempo sufficientemente lungo. Le garanzie dei diritti umano non deve essere condizionata ad un passaporto o ad alcuna negoziazione Ue: devono essere indivisibili».

Di Valentina Santarpia e Claudio Del Frate

daCorriere.it

ANDATELI A PRENDERLI SULLE SPIAGGE

Dal 2014 almeno 15000 morti annegati.

Un tratto di mare come un cimitero.

Piano Marshall Africa Si parte con 44 miliardi di euro

Dalla Repubblica+del 26/11/2017

Bruxelles prepara un progetto di sviluppo anche per fermare i flussi e il terrorismo Al vertice di Abidjan ci sarà l’intesa politica L’obiettivo finale: mobilitare 350 miliardi

Dal nostro corrispondente bruxelles Le delegazioni sono già in partenza, ad Abidjan si riuniranno i rappresentanti di 84 paesi, africani ed europei. Sarà lì, nella vecchia capitale della Costa d’Avorio, che nascerà un nuovo patto politico tra Unione europea e Unione africana. Con una ventina d’anni di ritardo, dopo aver lasciato strada alla Cina, gli europei si muovono, spinti dai flussi migratori…

Siamo tutti Africani

  
L’uomo moderno (Homo sapiens Linnaeus, 1758; dal latino “uomo sapiente”) è un primate della famiglia degli ominidi ed è l’unica specie vivente del genere Homo.

Il periodo che va dal paleolitico medio, circa 200 000 anni fa, all’epoca odierna, vede la comparsa in Africa orientale e la diversificazione della specie Homo sapiens Linnaeus, 1758. Secondo le teorie prevalenti, dal continente africano, circa 65-75 000 anni fa (o secondo altre evidenze alcune decine di migliaia di anni prima), in stretta coincidenza con un evento di fortissima riduzione della popolazione globale, tuttora in fase di definizione, parte della specie iniziò un percorso migratorio che attraverso un corridoio medio orientale la portò a colonizzare l’intero pianeta.

Fonte: Wikipedia 

  

Love,love,love: Vergognatevi!

Questo ha deciso l’Europa:
Migranti, se sono rifugiati politici possono ottenere il permesso di soggiorno, se invece fuggono dalla fame e dalla miseria devono essere rispediti al loro paese, dove rischiano la galera e anche la pena di morte.
Nel mondo ci sono almeno 50Milioni di persone discendenti dei nostri migranti che sfuggivano dalla fame più nera che c’era in Italia nei primi anni del 900.

Foto di migranti Italiani del 1905:

il viaggio dei poveriEmigranti-italiani-su-un-bastimento-agli-inizi-del-9001905-migranti-italiani111243756-036ad1c0-a88d-48c2-94ca-4102dc54e78d

Liberté, Égalité, Fraternité

Libertà, Uguaglianza, Fratellanza è il motto nazionale della Repubblica Francese.

Nella Dichiarazione dei diritti e doveri del cittadino, parte integrante e iniziale della Costituzione Francese dell’anno III (1795), la Fraternité, terzo elemento del motto repubblicano, è definita così: «Non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi;

venti del sud

Successivamente, nel libro La Costituzione, o Progetto di Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789 vengono ripresi e perfezionati gli ideali di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza che verranno progressivamente adottati a motto e simbolo.

Poi, le Costituzioni del 1946 e 1958 riconoscono autorevolmente il valore che il triplice motto ha per la storia del Paese d’oltralpe.

venti del nord

Liberté, Égalité, Fraternité rappresentano un valore così grande da travalicare i confini della Francia, sono simboli che hanno portata e rilevanza universali. Questo motto, nato dalla fucina d’idee della rivoluzione francese, è un caposaldo irrinunciabile della moderna cultura dell’Occidente.

«Noi non torniamo indietro» e «via la polizia»: urlano i profughi migranti che si trovano ancora sulla scogliera a Ventimiglia,  irritati dalla presenza della polizia e dei carabinieri.
Vogliono solo passare in Francia per andare nel Nord Europa dove hanno amici e parenti ma  vengono respinti dalla gendarmi Francesi. Sono alcune centinaia,molti sono Eritrei scappano dalle dittature,dalla fame, dalle carestie e dalle guerre.

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Eritrea:Lo stato prigione
Almeno diecimila prigionieri politici. Leva obbligatoria fino a 50 anni per gli uomini e 40 per le donne. Obbligo di versare una percentuale dei guadagni per chi fugge all’estero. Pena: ritorsioni contro le famiglie. E’ l’Eritrea di Isaias Afewerki.
Dal Manifesto.it :
Marco Omizzolo, Roberto Lessio

EDIZIONE DEL
27.11.2014
In Eri­trea da anni domina uno dei regimi più vio­lenti al mondo. Il dit­ta­tore Isa­ias Afewerki, al potere dal 1993, non ha scru­poli con la popo­la­zione locale e con quanti cer­cano di scap­pare dal paese. Chi sta con lui vive, chi lo con­te­sta muore o è costretto a fug­gire. Ricor­dare la vio­lenza di que­sta dit­ta­tura è utile in vista della con­fe­renza mini­ste­riale orga­niz­zata dal vice­mi­ni­stro per gli Affari Esteri Lapo Pistelli per oggi e domani a Roma con lo scopo di lan­ciare il Pro­cesso di Khar­toum: un dia­logo raf­for­zato tra i paesi afri­cani e l’Ue per impe­gnarsi sulla gestione delle migra­zioni. Alla con­fe­renza pren­de­ranno parte i rap­pre­sen­tanti dei paesi di ori­gine e tran­sito della Horn of Africa Migra­tory Route, la prin­ci­pale rotta migra­to­ria verso l’Europa, tra i quali uno del governo eri­treo. In con­co­mi­tanza, il Comi­tato Giu­sti­zia per i nuovi desa­pa­re­ci­dos ha con­vo­cato per domani una con­fe­renza stampa alla Camera dei depu­tati per denun­ciare le morti di migranti nell’area medi­ter­ra­nea, rico­struire la verità, san­zio­nare i respon­sa­bili e ren­dere giu­sti­zia a vit­time e fami­liari. A par­tire da quelle del regime eri­treo. I por­ta­voce del Comi­tato, tra cui Enrico Cala­mai, chie­dono che il Pro­cesso di Khar­toum non impe­di­sca all’Italia di con­dan­nare Afewerki e di soste­nere il popolo eri­treo, vit­tima di una dit­ta­tura che ha can­cel­lato ogni libertà, tutti i diritti civili e poli­tici, qual­siasi ten­ta­tivo di oppo­si­zione.