Io chi sono – Franco Battiato 

  

Io chi sono? – Il vuoto- Franco Battiato (2007)

  
Io chi sono? Dialoghi sulla musica e sullo spirito.

Battiato Franco; Bossari Daniele, 2009, Mondadori

Le parole di Franco Battiato, nelle sue canzoni come in questo libro, hanno il raro pregio di trasportare la mente lontano dai luoghi ordinari, trascinarla in voli imprevedibili e ascese velocissime attraverso mondi esotici ed esoterici. “Battiato – Io chi sono?” è un distillato del suo pensiero, un’immersione nell’universo filosofico e spirituale che fa da matrice alle sue canzoni (e ogni volta scoprire l’origine di un verso amato è una vertigine, una piccola illuminazione). Pagina dopo pagina, si incontrano storie e geografie straordinarie, lama tibetani e maestri sufi, passi dei Veda e del Mahabharata, insegnamenti del buddismo e della teosofia. Si discute di musica e di meditazione, di morte e di rinascita, di estasi mistiche e viaggi psichedelici, dei modi per resistere alla “cloaca” del mondo contemporaneo. Daniele Bossari, appassionato come un fan e competente come un esperto, interroga Battiato nello stesso modo in cui un allievo farebbe col suo guru, spinto da quel proverbio giapponese per cui “chiedere è vergogna di un momento, non chiedere è vergogna di una vita”.


Un pensiero su “Io chi sono – Franco Battiato 

  1. Io ho visto soltanto 3 concerti in tutta la mia vita, tutti e 3 proprio di Franco Battiato. Gli piace farli in mezzo ai prati, e questo talvolta causa degli inconvenienti non da poco.
    Ad esempio, al primo dei 3 concerti aveva piovuto a dirotto dalla mattina fino a un’ ora prima dell’ inizio, e quindi per raggiungere il mio posto a sedere dovetti avanzare nel fango che mi arrivava fino alle caviglie.
    Tuttavia, fare i concerti in un contesto agreste ha anche dei lati positivi: ad esempio, al secondo e al terzo concerto eravamo in piena Primavera, e quindi l’ aria era carica di tutti gli odori naturali della terra, sembrava di essere nel giardino dell’ Eden.
    Al primo concerto Battiato fece un’ entrata in scena spettacolare: arrivò in macchina, fece fermare l’ autista a poca distanza dagli ultimi posti a sedere e poi percorse a piedi il tragitto da lì al palco. Anche lui si sarà riempito le scarpe di fango, ora che ci penso.
    Il pubblico fu molto disciplinato: invece di sporgersi in avanti per toccarlo, si alzò in piedi e lo applaudì a scena aperta. Lo facemmo perché avevamo capito il senso profondo di quella scelta: Battiato voleva esprimere vicinanza al suo pubblico non con un sorriso finto, non con un ringraziamento stereotipato, ma con il gesto simbolico di camminare in mezzo a noi. Ci commosse senza bisogno di dire una parola.
    Il terzo concerto fu il più bello in assoluto, perché lui nell’ ultima mezz’ora ci chiamò tutti sotto il palco e fece canzoni a richiesta finché non gli andò via la voce.
    Quella sera stessa capii che non l’avrei più visto in concerto, perché era meglio chiudere così, avevo già toccato l’apice. Buon fine settimana! 🙂

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